La Populorum Progressio ancora inascoltata dopo 40 anni dalla promulgazione

Forse, se alcuni uomini di Stato avessero creduto alla Populorum Progressio, non avremmo avuto un 11 settembre (quello del 2001,  l’attacco alle torri gemelle di New York). E’ questa in sintesi la conclusione della Tavola Rotonda organizzata dal Centro di Studi & Politica “Giuseppe Toniolo” in collaborazione con la Fondazione Istituto Storico “G. Siotto” e con il patrocinio dell’Amm/ne Comunale di Alghero.La Conferenza ha visto la gradita partecipazione dell’Assessore all’Università, Pubblica Istruzione, Politiche Giovanili e Sport Giuseppe Sanna .
     Il rappresentante dell’Amm/ne Comunale, nell’esprimere apprezzamento per le iniziative del Centro “Toniolo”, ha tenuto ad evidenziare quanto sia oggi attuale il tema del Bene Comune e quanto sia importante far comprendere –particolarmente ai giovani- che una società potrà migliorare soltanto rimanendo rispettosi dei principi etici soprattutto nell’impegno politico che, se assunto responsabilmente, rappresenta –come diceva Paolo VI- la più alta forma di Carità.

     La Tavola Rotonda, nel corso della quale sono intervenuti il Dr. Mario N ieddu (dottore in Teologia), il Prof. Aldo Accardo (Professore di Storia contemporanea Università di Cagliari) e l’On. Dr. Benito Saba (Emerito Consigliere Regionale della Sardegna nonché già Sindaco di Sassari) è stata una buona occasione per ri-studiare la “Populorum Progressio”, nei suoi contenuti e nel significato intrinseco a distanza di 40 anni dalla sua promulgazione.     
     Ne è emerso un quadro non confortante: al rapido progresso delle tecnologie che hanno concorso a rendere più confortevole la vita dell’uomo, non è invece corrisposta una adeguata maturazione e crescita della società in senso di responsabilità e di solidarietà.          
     Bene Comune
non significa “fare la carità”. “Fare la carità in senso tradizionale, può soddisfare l’appetito per un giorno, la coscienza del ricco forse per due giorni; ma non cambia assolutamente il Mondo”, ha sostenuto il Dr. Nieddu. E’ invece una rivoluzione integrale che si chiede all’uomo verso l’uomo dove la carità e la giustizia siano totali: è l’umanesimo plenario che bisogna promuovere! cioè lo sviluppo integrale di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.                 
     Questo concetto focalizzato in maniera molto chiara nell’enciclica non è altro che il rovescio radicale del potere. Il paragrafo 42 della Populorum Progressio si concilia molto strettamente con la recente enciclica “SPE SALVI” di Bendedetto XVI, nella quale il pontefice richiama i cristiani alla necessità di elevarsi verso Dio e verso gli uomini contemporaneamente secondo il motto “Ora et Labora” di San Benedetto da Norcia.     
     Lo sviluppo esclusivamente tecnologico, non è sinonimo di progresso né, tanto meno, di  civiltà
: basta ricordare che oggi, eminenti chirurghi espiantano serenamente gli organi di bambini poveri del terzo mondo per essere trapiantati nel corpicino martoriato del bambino ricco.     
     Forse i nazisti e, nei gulag, i comunisti non lo hanno mai fatto perché non avevano la tecnologia; oggi ciò è possibile e sappiamo che giorno per giorno vengono uccisi o comunque menomati dei bambini poveri ad utilità di quelli ricchi. Non può essere questo il vero volto del progresso! 
     Riprendendo le parole dell’enciclica il Dr. Nieddu conclude “Senza dubbio l’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo”    
     Il Prof. Accardo
, a proposito di Umanesimo Plenario, ricorda che nello stesso pensiero socialista  l’uomo non è una merce: la legge della domanda e dell’offerta può valere per le cose, per la benzina, ma non deve valere per l’uomo. Ci sono invece sistemi in cui essa è applicata anche per l’uomo, laddove il prezzo del lavoro scende a zero ed è la disoccupazione … “tutta la politica deve ruotare attorno allo sforzo di costruire le condizioni perché l’uomo è uomo e la merce è merce”….”attorno a questo si costruisce il dialogo, si costruisce lo sviluppo, attorno a questo –ed è il punto più importante dell’enciclica, osserva il Prof. Accardo– si costruisce l’impegno, non [soltanto] dei cattolici, ma di tutti gli uomini di buona volontà”  …”uniamoci fraternamente perché se lo sviluppo è il nuovo nome della pace, chi non vorrebbe cooperarvi con tutte le sue forze?” (Paolo VI nella Populorum Progressio).     
     Anche l’On. Saba sottolinea come la Populorum Progressio Paolo VI solleciti iniziative concrete da parte delle Istituzioni a favore delle popolazioni povere “perché è in gioco la pace, il futuro dell’Umanità”; gli squilibri tra i Paesi ricchi e quelli poveri aumentano; senza l’autosufficienza è negata anche la dignità umana. E’ in gioco l’uomo nella sua verità: l’uomo cioè non si realizza soltanto attraverso il momento economico, culturale o sociale; ma si realizza soprattutto se insieme persegue la sua dimensione trascendente. 
     Nell’Umanesimo Plenario (che è l’Umanesimo Integrale pensato dal filosofo francese Jacques Maritain) trova giustificazione la responsabilità dell’uomo, il diritto al protagonismo dell’uomo e quindi il diritto al protagonismo dei popoli. Dobbiamo riconoscere a tutti i popoli il diritto di scrivere ciascuno la sua storia in libertà e in autonomia.          
      Tutta l’enciclica non fa altro che richiamare alla solidarietà, ricordare l’esigenza di concertazioni concrete, di programmi concreti, di convenzioni concrete, di intese proponendo anche un Fondo Internazionale di Solidarietà per i Paesi sottosviluppati. A questo proposito, l’On. Saba ha voluto ricordare che i Governo italiano, negli anni ’80, aveva preso l’impegno di partecipare col 5% all’aiuto dei popoli sottosviluppati. Questa cifra era stata successivamente ridotta al 3%; oggi il fondo di partecipazione dello Stato italiano a favore dei Paesi sottosviluppati risulterebbe ridotto allo 0,5%.

Anche lo Stato italiano, in quanto istituzione, disattende significativamente lo spirito della Populorum Progressio.      

Ecco perché questa enciclica mantiene ancora oggi tutta la sua attualità nella denuncia e nella sollecitudine verso gli uomini e verso le Istituzioni ad ogni livello, sulla questione sociale nel Mondo.