di Tonino Baldino
Non è difficile
convenire, anche per i non credenti, che il peccato è da intendersi
come violazione della Legge etica e divina. Chiunque viva in una
comunità di persone, non potrà non esimersi dall’attenersi alle regole
di convivenza proprie della comunità medesima e chiunque dovesse
trasgredire quelle regole, non potrà non avere la consapevolezza della
gravità del suo atto nei confronti della comunità. Per il cattolico
“parlare di peccato sociale vuol dire, anzitutto, riconoscere che, in
virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e Impercettibile
quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri. È
questa, l’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso,
si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi,
grazie alla quale si è potuto dire che “ogni anima che si eleva, eleva il mondo“.
A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della
discesa, sicché si può parlare di una comunione del peccato, per cui
un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in
qualche modo, il mondo intero” (Reconciliatio et Paenitentia, 16).
Ora, pur non dando per scontata la trasposizione dei contenuti ecclesiali nella politica, non si potrà negare che oggi i
Cattolici debbano sentirsi in debito morale nei confronti della
collettività a causa della incapacità di rendersi comunitariamente parte
attiva nel processo di crescita e maturazione della persona umana nella
società. In Sardegna ad es., la Legge statutaria avrebbe dovuta essere coralmente contrastata perché non consona al perseguimento del Bene Comune. Tutti
riconosciamo che, specie in Italia dopo il Concilio Vaticano II, il
pluralismo è la condizione normale del cristiano impegnato in politica;
ma attenzione! pluralismo non dei princìpi, che rimangono validi per tutti e non sono sottoponibili a scelta; ma pluralismo delle applicazioni che da quei principi discendono o possono discendere. Ciò
dovrà indurre ciascun cattolico, che operi in politica e nelle
istituzioni pubbliche, a volersi donare per un impegno non solitario o
settoriale, ma che lo veda protagonista soprattutto nella attivazione
dei ‘luoghi di discernimento comunitario’ nell’ambito
dei quali, volta per volta, poter confrontarsi con i fratelli -pur
impegnati in altri organismi della stessa comunità locale, o regionale, o
nazionale ecc..- quale metodo per dover convergere verso una reale sintesi applicativa dei principi, estremamente necessaria per il conseguimento del Bene Comune.
Il peccato sociale sta nell’inerzia generale rispetto a questo importante impegno di metodo.
Tonino Baldino